
Roberto, accanto a lui un fratello francescano: "le
mie gambe faticano ancora, ma adesso il mio spirito
ha le ali "
Era da molto tempo
che pensavo di farlo, ma solo adesso che mi è
stato chiesto di contribuire ad una maggiore informazione
su quel mondo oscuro che ancora è il coma e
il post-coma, mi sono deciso a farlo: descrivere la
mia esperienza.
Sono un ragazzo ventenne
della provincia di Bari e mi chiamo Roberto; l'11
giugno 2000 sono stato vittima di un terribile incidente
automobilistico che mi è costato undici giorni
di coma profondo e un percorso riabilitativo che dura
ancora oggi. La sera dell'incidente tornavo con altri
tre amici da una festa di una nostra amica diciottenne.
Il ragazzo che era alla guida - per motivi che non
mi ha ancora spiegato - viaggiava ad alta velocità:
improvvisamente ha perduto il controllo della vettura
ed è uscito di strada, andandosi a schiantare
contro un muretto. L'impatto mi ha fatto letteralmente
schizzare fuori dal lunotto posteriore. I miei amici
invece sono rimasti praticamente illesi.
Al di là della cronaca
e della dinamica dell'incidente, mi preme far sapere
a tutti coloro che leggono questa mia testimonianza
quanto sia cambiata la mia vita e quanto quella che
poteva essere una valle di lacrime si sia trasformata
per me in una nuova fonte di energia. Appena ho ripreso
conoscenza e ho ritrovato la capacità di formulare
pensieri coerenti ricordo di aver pensato che a venti
anni avevo rischiato, per una bravata del mio amico,
di lasciarci la pelle e mi chiedevo: "ma cosa
ho fatto io d'importante a questo mondo perché
qualcuno potesse ricordarsi di me se fossi morto?".
Questo interrogativo mi ha tormentato per un po',
fino a quando, grazie a mio fratello, frate francescano,
ho fatto "conoscenza" con il Signore: da
qui la mia conversione. Ci tengo a sottolineare questo
passaggio, perché è l'unico aiuto, insieme
all'affetto dei miei parenti, che mi ha permesso di
superare questa travagliata parentesi della mia vita.
Però non posso dimenticare
di ringraziare anche tutte quelle persone - medici
e infermieri - che mi hanno curato nella clinica riabilitativa
di Roma ed i volontari dell'A.R.Co.92 che con premura
mi hanno assistito, prima nel reparto e ora nel reinserimento
sociale. E' grazie a tutti loro che posso raccontare
la mia vicenda.
A "Casa Dago"
non sono l'unico ragazzo presente e insieme agli altri
ospiti, quasi tutti giovani come me, partecipo alle
attività che il corpo di volontari organizza
per noi: tra le altre, ad esempio, il corso di giardinaggio
e quello per l'uso del computer. In questa struttura,
infatti, si adoperano per aiutarci a reintegrarci
nella società, spronandoci soprattutto a prendere
coscienza di quanto ci è accaduto e che - nonostante
qualche limite in più con cui dobbiamo ora
confrontarci a causa dei postumi dell'incidente subito
- possiamo ancora condurre una vita normalissima.
Cosa ho imparato da questa
difficile esperienza? Semplicemente questo: che i
nostri limiti o difetti sono la nostra salvezza. Penso
al lebbroso citato nella Sacra Scrittura: a lui va
incontro il Signore e proprio perché è
lebbroso incontra la salvezza. Io, come molti di questi
ragazzi che sono qui con me, ho le gambe che ancora
faticano in salita, ma adesso ho uno spirito con le
ali che mi fa sentire unico... unico come ognuno di
voi.Questo è quanto mi premeva dirvi, sperando
di non avervi annoiato ma soltanto aiutato ad apprezzare
un pochino più la Vita.
Roberto D'amato - Bari
N.B.) Chiunque volesse mettersi
in contatto con Roberto può rivolgersi all'A.R.C0.92
Onlus che provvederà ad inoltrare la richiesta.
Laura
- Salve a tutti, mi chiamo Laura e frequento Casa Dago da 3 anni. All'inizio ero molto scettica ...
Roberto
- Dopo il Coma, Ora anch’io sono un volontario,
la mia esperienza aiuta gli altri a tenere duro
Davide
- L’importante è non perdere mai l’ottimismo
e la speranza
Mariagrazia
- La vita è un dono prezioso
Alessio
e Antonietta - gli angeli non vivono solo in paradiso
Patrizia
- un aiuto per andare avanti
Giuseppe,
da un centro di cura a un altro: le difficoltà
dei suoi genitori per non abbandonarlo mai
Un caso
di buona sanità italiana:il risveglio dal coma
e il recupero di Mina
Roberto,
accanto a lui un fratello francescano: "le mie
gambe faticano ancora, ma adesso il mio spirito ha
le ali "
Nessun'altro
istituto ha mai offerto ad Antonio tali e tanti stimoli
da condurlo a scrivere di suo pugno
Enzo:
un ringraziamento particolare per l'ospitalità
datami
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